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Il Veneto è la culla italiana del capitalismo familiare, come precisamente scrive l’ultimo comunicato stampa di Confindustria Veneto Est.
Le migliaia di piccole, medie e grandi storie economiche di successo sono state concepite dentro ad un ambiente produttivo familiare.
Nella maggior parte dei casi questa matrice originaria dell’economia veneta si basava su uno schema collaudato: il marito in officina-laboratorio e la moglie capo contabile e amministrativa. Solo con l’allargarsi dei fatturati e del portafoglio ordini si apriva gradualmente a lavoratori “non familiari”, e solo a seguire arrivava il turno di ragionieri e tecnici.

Leopoldo Destro, Presidente di Confindustria Veneto Est
Ora questo modello economico comincia ad avere qualche decennio sulle spalle e l’anagrafe costringe giocoforza il sistema capitalistico veneto a pensare ad una sua riformulazione.
Ecco i dati forniti dalla rilevazione regionale di Confindustria Veneto Est:
«Delle 2.205 imprese con fatturato superiore ai 20 milioni di euro che generano un fatturato di 174 miliardi di euro (il 53,5% del fatturato totale delle imprese del Veneto), il 74,3% è a controllo familiare, con un’incidenza maggiore rispetto alla media nazionale (65,7%).
Secondo gli ultimi dati Istat, oltre un quinto di queste (21,8%), tra il 2013 e il 2023 ha affrontato o affronterà il passaggio generazionale.
Con un’incidenza più alta della media nelle province di Vicenza e Belluno (23,8%), Venezia (23,7%), Padova (23,4%), seguono Treviso (20,5%), Verona (18,2%) e Rovigo (16,6%).
Un percorso più spesso tortuoso che lineare, tanto che un terzo delle imprese familiari non supera la prima generazione e solo il 13% arriva alla terza. Ma chi ha passato con successo il testimone registra migliori performance per ricavi (+20,1% nel 2021), redditività e occupazione rispetto alle imprese non familiari (XIV Osservatorio AUB)».
Vicenza, leader tra le province manifatturiere italiane per quanto riguarda la quota di export, è la prima interessata da questo “aggiornamento di sistema”.
Quali sono sostanzialmente i rischi che le associazioni di imprenditori vogliono depotenziare attraverso seminari, convegni e attività di consulenza?
I passaggi generazionali nelle imprese più grandi e strutturate normalmente coinvolgono professionisti esterni in grado di dare alle famiglie imprenditoriali uno sguardo più “asettico” e imparziale riguardo al futuro del patrimonio di famiglia. Sono invece più complicati i passaggi generazionali nelle realtà più piccole, all’interno delle quali i rapporti umani ed emotivi producono impatti di uguale importanza degli stessi eventi aziendali e produttivi.
«Le imprese familiari sono un patrimonio e un valore inestimabili del nostro territorio e del Paese, che riusciremo a preservare offrendo alle imprese soluzioni adeguate ad affrontare il passaggio generazionale, un momento di svolta decisivo per la vita di un’impresa ma anche per l’intera società – ha commentato Leopoldo Destro, Presidente di Confindustria Veneto Est.
Occorre saper assicurare la governance di lungo periodo, la continuità e la crescita delle nostre imprese familiari e con esse lo sviluppo sociale».
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