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In parte, non per tutti, con grandi distinguo, ma il disegno comincia a vedersi più nitido.
Gli shock della pandemia sulla logistica mondiale, la guerra che ritorna a dividere il mondo in blocchi, le fonti energetiche carissime. Tutti elementi che impongono agli imprenditori veneti di ripensare il funzionamento delle macchine produttive aziendali.
Si chiama reshoring in gergo tecnico, si torna a produrre di più a casa praticamente. I segnali arrivano numerosi dagli studi e dai numeri osservati da Confindustria Veneto Est, il nuovo colosso della rappresentanza che da inizio anno ha unito le province di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo.

Alessandra Polin, Consigliere Delegato Confindustria Veneto Est
Dati che riguardano l’altra metà del Veneto industriale se guardiamo il mondo a partire dalla geografia economica vicentina; le tendenze e le avvisaglie di una progressiva riorganizzazione produttiva delle aziende sono però ben visibili anche nei distretti vicentini e bassanesi.
«L’internazionalizzazione e la partecipazione alle catene globali del valore - ha dichiarato Alessandra Polin, Consigliere Delegato Confindustria Veneto Est per l’internazionalizzazione - sono fattori cruciali della capacità competitiva delle nostre imprese. La pandemia e gli shock degli ultimi anni hanno accelerato un processo già in atto di accorciamento delle supply chain. Sono fenomeni complessi che abbiamo voluto indagare con il supporto di SACE e Fondazione Nord Est, considerando in particolare la rilocalizzazione delle forniture. Le nostre imprese hanno dimostrato grande capacità di reazione e adattamento. Ora però hanno bisogno di politiche di supporto: salvaguardare e potenziare la loro presenza internazionale è una priorità assoluta. Il punto non è tanto promuovere direttamente il reshoring per sé, ma piuttosto incrementare l’attrattività dei nostri territori e la competitività delle nostre imprese facendo leva su digitalizzazione, sostenibilità e skill upgrading».
Le evidenze del “ritorno a casa” sono contenuti nell’ultima indagine Osservatorio Export 2022, dedicata proprio alle strategie di internazionalizzazione.
In generale, la riorganizzazione internazionale delle reti di fornitura negli ultimi due anni ha subito come detto una accelerazione notevole, non solo in Italia e in Veneto. Nelle quattro province di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo il 34,7% delle imprese ha cambiato post Covid almeno un fornitore strategico.
Tra queste, il 58,1% ha scelto nuovi fornitori strategici più vicini, in Italia; il 16,4% più vicini, ma fuori dall’Italia, in prevalenza nell’Unione Europea.
Il reshoring delle forniture verso fornitori più vicini riguarda nel complesso il 26% delle imprese.
Dalla ricerca emerge anche un altro fattore di analisi significativo: la principale motivazione al reshoring delle forniture è proprio la disponibilità di fornitori/prodotti idonei in Italia (43,8%), a riprova che il know how italiano sono ancora il principale valore aggiunto delle filiere locali.
Seguono la convenienza in termini di prezzi (27,1%), la riduzione dei rischi di approvvigionamento (15%), la qualità del bene e del servizio offerto (7,7%). Molto interessante ancora una volta sottolineare i pesi reali dei nostri principali partner economici, per non correre il rischio di ingigantire il valore economico di alcune aree del mondo, certamente importanti e strategiche ma non sicuramente determinanti.
La Russia e le nazioni del suo corollario, tanto per intenderci.
Questi i numeri di metà “della mela” industriale del Veneto: Germania, Francia e Stati Uniti sono i primi Paesi target per le vendite all’estero nel 2023.
Germania al primo posto anche tra i Paesi target per l’approvvigionamento nel 2023, Cina, Austria al secondo e terzo posto.
Tornando alla riorganizzazione delle imprese venete: negli ultimi due anni, il 65,8% delle imprese ha aumentato le scorte di magazzino per non avere problemi di approvvigionamento, il 69,6% nella meccanica, l’81,2% oltre i 250 addetti. Il 37,2% delle imprese ha visto aumentare gli ordini da parte dei propri clienti in virtù del reshoring delle loro forniture da paesi lontani verso l’Europa per aumentarne la sicurezza; il 50,7% tra le imprese maggiori.
La maggioranza degli imprenditori interpellati ritiene che il reshoring sia un fenomeno destinato nel tempo ad aumentare.
Finalmente si tornia a casa.
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