Ultimora
2 Apr 2025 16:19
Operaio morto folgorato in azienda nel veronese
2 Apr 2025 16:01
Biennale, a Venezia per Architettura arriva Gens
2 Apr 2025 16:00
Identificati presunti vandali scuola del Vicentino
2 Apr 2025 15:19
Finisce con furgone in fossa termovalorizzatore, ferito autista
2 Apr 2025 14:08
All'aeroporto di Venezia sistema pneumatico per raccolta rifiuti
2 Apr 2025 13:59
In 60mila per Amerigo Vespucci e Villaggio IN Italia a Venezia
2 Apr 2025 17:34
++ 'Trump ha detto alla sua cerchia che Musk lascerà presto' ++
2 Apr 2025 17:12
A Bologna gigantesca mostra su Simenon, 'mai così prima'
2 Apr 2025 17:38
'Trump ha detto alla sua cerchia che Musk lascerà presto'
2 Apr 2025 17:17
Pompei, dai nuovi scavi ecco la tomba degli sposi
2 Apr 2025 16:55
Kiev: 'Attacco russo sulla città natale di Zelensky, 3 morti'
2 Apr 2025 16:35
Senatore dem Booker batte record, invoca i Padri fondatori
Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Un po’ global e un po’ local
Scenari globali e scenari a Nordest, non solo dopo la rivoluzione Covid. Intervista a Luigi Marcadella, giornalista bassanese, che collabora con un “think tank” di geopolitica e economia internazionale
Pubblicato il 05-07-2020
Visto 3.325 volte
Uno dei suoi articoli più letti riguarda un’intervista dello scorso mese di maggio con un signore dal nome impronunciabile, Issara Sereewatthanawut (per non sbagliare a scriverlo ho usato il copia-incolla), segretario generale aggiunto del Partito Democratico Thailandese, che ha raccontato come la Thailandia, una delle nazioni asiatiche meno colpite dal Covid-19, ha affrontato la pandemia. Per la serie: l’interesse del grande pubblico arriva anche su temi per i quali non ti aspetteresti migliaia di letture e migliaia di condivisioni.
L’articolo è pubblicato su “Il Nodo di Gordio” (nododigordio.org) e il suo autore è Luigi Marcadella, bassanese, giornalista, che collabora col portale di informazione in veste di “European Policy Analyst”. Il “Nodo di Gordio”, diretto da Daniele Lazzeri, è un “think tank” di geopolitica ed economia internazionale che nelle sue diverse rubriche presenta, per dirlo in parole semplici, un “panorama del mondo” visto sotto la lente dei macro-temi di attualità, approfonditi attraverso l’analisi e il contributo di pensiero di autorevoli esperti.
Un osservatorio privilegiato per capire, dal punto di vista degli scenari geopolitici ed economici globali, dove ci troviamo e dove stiamo andando, anche e soprattutto in questi nuovi tempi dove gli assetti internazionali sono stati ridisegnati dal virus. Il “globale”, tuttavia, altro non è che la faccia opposta del “locale”. E per capire due o tre cose sul mondo che sta cambiando, in primis nell’economia produttiva e nel lavoro, con inevitabili riflessi anche sul territorio in cui viviamo, chiedo aiuto allo stesso Luigi Marcadella, tramite intervista.

Il giornalista Luigi Marcadella
Luigi Marcadella, cosa significa scrivere di politica e economia in un modo “pazzo” come quello di adesso, dopo l’emergenza pandemia?
Di solito mi occupo di una parte specifica del Paese che è il Nordest, l’area che nonostante le mille difficoltà negli ultimi anni è comunque il motore trainante del Paese. È un’area che è tra le prime zone industriali d’Europa e quindi al mondo. Ma il Triveneto, il Nordest ha un’importanza che spesso noi italiani non riusciamo ad apprezzare. Tante filiere produttive, tanti distretti industriali che abbiamo qui in Veneto li diamo per scontati, perché ci viviamo in mezzo, però hanno un valore che in giro per il mondo ci invidiano. Quello che spesso manca nella visione di chi fa impresa o di chi si occupa di economia del Nordest è quello di cercare di contare di più. Il problema di chi fa attività imprenditoriale in Veneto è che in giro per l’Italia conta poco. Quindi questo è uno dei problemi che, come nella politica, toccano anche l’economia."
Con un osservatorio a tua disposizione come “Il Nodo di Gordio”, ci puoi dire verso dove stiamo andando? Dove ci sta portando l’attualità politica e economica globale di oggi?
C’è un punto interrogativo gigantesco che è quello della fine dell’estate, quando finirà la fase di alcune misure come la cassa integrazione e come la non possibilità per l’imprenditore di licenziare, perché bloccato dalla normativa attuale. Finita quella fase, quando a settembre ci sarà probabilmente la “ripartenza” industriale della seconda metà dell’anno, là ci sarà il riscontro definitivo dei danni che hanno fatto il lockdown e la chiusura di questi tre mesi.
Secondo te il virus ha portato solo del male o è anche l’occasione per ripensare alcuni modelli?
Mah, io sento molti intervistati in questi mesi che dicono che come tutte le crisi anche questa potrebbe essere utile per ripensare il modello e l’organizzazione del lavoro. Lo smart working è sicuramente un gigante che è entrato nel dibattito economico, delle relazioni industriali e del modo di vivere di tutti. Sicuramente ciò che potrebbe essere positivo, almeno è quello che sento dire, è una revisione globale del modo di lavorare, di spostarsi e di tutto quello che è il settore della sostenibilità. Quella potrebbe essere veramente un’occasione per ripensare il modello di vivere e di organizzare il lavoro, la città, le reti territoriali. Molti dicono che lo smart working comunque è un modo di organizzare la propria vita e la società che ha degli effetti negativi sull’economia. Perché, molto semplicemente, chi lavora da casa non mangia fuori, difficilmente spende soldi per vestirsi, per la benzina, per l’auto. Quindi è un altro modo di contrarre i consumi. Sicuramente c’è qualcosa di positivo per la sostenibilità, dall’altra parte c’è la possibilità che il lavoro a distanza porti a ridurre molto una parte consistente della domanda di beni e servizi.
Il sistema di produzione che noi abbiamo avuto prima del Covid, ha ancora ragione di esistere?
Io leggo tante considerazioni interessanti e spesso brutali su quelli che sono gli effetti dell’intelligenza artificiale e dell’innovazione tecnologica sul lavoro. Ci sono dei Premi Nobel che hanno stimato quante persone potrebbero rimanere a casa nei prossimi decenni dopo l’intervento massiccio della tecnologia sul lavoro. Basti pensare, ad esempio, alle banche.
Molti altri dicono invece che comunque i sistemi economici sono in grado di assorbire il gap perché ci saranno nuovi lavori per nuove necessità e quindi il mondo è in grado di autoregolarsi. Ma le analisi più interessanti dicono che tutte le evoluzioni che ci sono state fino adesso in realtà hanno toccato solo il modo di produrre. Cioè l’uomo è stato avvantaggiato perché la fatica fisica è stata superata dall’avvento delle macchine. Adesso però tutta quella branca specifica di lavori che possono essere fatti anche dalle macchine va a toccare anche i lavori intellettuali. Ho letto che ad esempio in America anche i lavori della fascia alta della biologia, le analisi, nell’arco di 10-15 anni saranno fatti dalle macchine. In America gli avvocati, quelli che lavorano sulla fascia media, sono superati da programmi che riescono addirittura a scrivere le memorie difensive. Anche le professioni dove la parte scientifica è predominante rischiano in realtà nei prossimi anni di essere attaccate dall’avanzata tecnologica. Quindi per forza di cose dovremo innanzitutto trovare il modo di dare da lavorare alle persone. È quello che pensano gli americani. Noi europei siamo un po’ più indietro su questo, ma le classi dirigenti americane sanno che il grosso problema che ha aperto la globalizzazione, ma che c’è adesso, è quello di dire: cosa daremo da fare alla classe media da qui ai prossimi 15-20 anni. Perché se è vero che nascono tanti lavori, è altrettanto vero che non possiamo pensare di fare 50 milioni di start-up, 50 milioni di ingegneri. Le economie moderne sviluppate hanno bisogno di tante persone che fanno lavori normali. E questo è un grandissimo tema.
Il 02 aprile
- 02-04-2024Marin and the Biosphere
- 02-04-2024MaB guarda un po’
- 02-04-2024Parenti serpenti
- 02-04-2023Pesca a Mosca
- 02-04-2022L’Evo di Eva
- 02-04-2022Centro Stufi
- 02-04-2021Licenziati in tronco
- 02-04-2021No Covid No Party
- 02-04-2021Fast Fish
- 02-04-2020Cuoco amico
- 02-04-2020Acquavirus
- 02-04-2020Only The Positive
- 02-04-2017Un Pesce in destra Brenta
- 02-04-2016La Guerra delle Rose
- 02-04-2016Ma fatemi la carità
- 02-04-2016Temporary Fish
- 02-04-2015Www mi piaci tu
- 02-04-2015Adelante 2, il ritorno
- 02-04-2015Mai dire Bike
- 02-04-2015Pesce Card
- 02-04-2014Le finestre sul Golf
- 02-04-2014Destro allo stomaco
- 02-04-2014Turismo in fiore
- 02-04-2014Poletto a Federica Finco: “Maestrina senza cattedra”
- 02-04-2014Ogni lasciata è persa
- 02-04-2014Un pesce sul Brenta
- 02-04-2013Batterio Klebsiella: le precisazioni dell'Ulss n.3
- 02-04-2013Pesce a zero euro
- 02-04-2012“Ecco la squadra per far evolvere Rosà”
- 02-04-2012Silvia Pasinato: “Sollevato l'ennesimo e inesistente scandalo”
- 02-04-2012Ecotrasporti: “Con Karizia non esiste neanche rapporto di conoscenza”
- 02-04-2012Folla al centro commerciale per Dolcenera
- 02-04-2011Polo Museale, si avvicinano le ruspe
- 02-04-2011La Provincia e la Bretella Ovest: “no”, “ni”, “forse”
- 02-04-2011E Mara si arrabbia con Sarkò
- 02-04-20111800 clic in un giorno per il “pesce” di San Bassiano
- 02-04-2010Brad e Angelina: pesce d’aprile!
- 02-04-2009Incontri senza censura: Andrea Vianello
- 02-04-2009“All Stars”: spazio alle voci che contano
- 02-04-2009Giuseppe Nardini: “Torniamo ad amare la nostra città”