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Direttore Responsabile
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Cecchetto, il “traghettatore”
Il presidente della Banca Popolare di Marostica si ricandida alla presidenza del CdA con una nuova squadra. Parlando del futuro e del passato: dall'“errore” dell'acquisto della Banca di Treviso al perché dello stop all'integrazione con Volksbank
Pubblicato il 13-01-2014
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“Standing Alone”: sembra il titolo di una canzone dei Bee Gees.
Ma dietro queste due parole - ovvero, tradotto in italiano, “Stare da soli” - emerge la ricetta che il presidente uscente della Banca Popolare di Marostica Giovanni Cecchetto, con l'avallo del nuovo direttore generale Alessandro Gallimberti, propone per il rilancio dell'istituto di credito locale in vista della caldissima assemblea dei soci convocata per domenica prossima 19 gennaio.
L'argomento all'ordine del giorno - dopo i tumultuosi avvenimenti degli ultimi mesi e degli ultimi giorni - sarà infatti l'elezione del nuovo Consiglio di Amministrazione, al cui vertice Cecchetto si candida nuovamente con una propria lista che viene ufficialmente presentata alla stampa nella sede della Popolare al Palazzo del Doglione nella città degli scacchi.
Il presidente uscente e candidato presidente della Banca Popolare di Marostica Giovanni Cecchetto, a destra nella foto, con il nuovo direttore generale dell'istituto di credito Alessandro Gallimberti (foto Alessandro Tich)
Questi, innanzitutto, i nomi dei nove candidati al CdA della lista “Cecchetto”: Giovanni Cecchetto, presidente CdA - imprenditore; Alessandro Luca, consigliere - imprenditore; Carlo Vedove, consigliere - dottore commercialista e revisore contabile; Giuseppe Bottecchia, consigliere - imprenditore; Giuseppe Padovan, consigliere - avvocato, libero professionista; Lorenzo Bertacco, consigliere - imprenditore; Maurizio Berton, consigliere - imprenditore; Maurizio Casalini, consigliere - dottore commercialista; Stefano Costa, consigliere - ex dirigente bancario ed ex presidente Novenergia.
Candidati lista “Cecchetto” per il Collegio Sindacale: Carmelo Catania, presidente Collegio Sindacale - dottore commercialista e revisore legale; Flavio Simonato, sindaco effettivo - revisore; Sandro Cerato, sindaco effettivo - revisore; Stelvio Zonta, sindaco supplente - revisore; Alessandro Vendrasco, sindaco supplente - revisore.
“La nostra - afferma Cecchetto - è una lista di garanzia per il perseguimento degli obiettivi di una sana e prudente gestione e per rimettere in ordine i conti, portare la banca al risanamento della redditività, riguadagnare credibilità nel mercato e tranquillizzare la compagine sociale e i dipendenti. E' una compagine con caratteristiche di professionalità adeguata per la complessità della gestione aziendale: con competenza e conoscenza del business bancario creditizio e finanziario, del sistema bancario locale e regionale e del territorio.” “Abbiamo un top player come il prof. Catania - afferma il capolista -, già direttore di varie sedi della Banca d'Italia tra cui quella di Vicenza. Con lui al Collegio Sindacale il Consiglio è blindato.” “Il nostro compito - aggiunge - sarà quello di traghettare la banca da un mare molto agitato, che rischiava di farla affondare, in un porto più sicuro. Sono sicuro che ce la faremo.”
Sono parole da “tempesta perfetta”. Un mare mosso che nell'ultimo anno - dopo le note verifiche ispettive compiute dalla Banca d'Italia tra la fine del 2012 e marzo 2013 con conseguente richiesta di Palazzo Koch del totale ricambio del CdA, del Collegio Sindacale e dei maganer della banca - ha costantemente proiettato i vertici dell'istituto di corso Mazzini agli onori della cronaca.
“Dopo la lettera di marzo della Banca d'Italia abbiamo stretto di più le righe - sottolinea il presidente -. Se continuavamo così andavamo quasi sicuramente al pericolo reale di un commissariamento. E commissario, per una banca, vuol dire liquidatore.”
“Treviso ha rovinato tutto”
“L'ispezione della Banca d'Italia - rivela il presidente - aveva fatto una radiografia puntuale della banca, dandoci un voto dal 5 al 6. Bankitalia ha il sistema di voto alla tedesca: 1 è il voto massimo, con il 6 si va al commissariamento automatico. Ce l'abbiamo fatta per il buco della serratura perché avevamo sufficiente patrimonio, ma abbiamo avuto 6 sui crediti ovvero sulla qualità del credito. Con l'appoggio del nuovo consiglio, con quattro consiglieri cooptati, abbiamo cominciato ad attuare i cambiamenti necessari. Dall'ultima assemblea del 21 luglio, imposta da Bankitalia, di quel CdA siamo rimasti solo io e il consigliere Berton. In questa fase delicata la Banca d'Italia mi ha incaricato di traghettare la banca in acque più tranquille, e alla fine del traghettamento sia io che il consigliere Berton torneremo a casa nostra.
Il licenziamento del vice direttore generale Prosdocimi e del direttore Generale Gasparotto è stato un segno di discontinuità che ha aperto uno spiraglio importante con l'Autorità di Vigilanza. C'è qualcuno che non vuole rendersi conto di questo.”
Nel corso della conferenza stampa non si fa menzione alcuna - anche perché non è l'oggetto dell'incontro - degli ultimi sviluppi giudiziari del braccio di ferro tra gli attuali vertici della Popolare e l'ex potentissimo direttore generale Gianfranco Gasparotto, tuttora socio della banca, membro del CdA e soprattutto leader della lista concorrente a quella di Cecchetto.
Ma il nome dell'ex DG riecheggia inevitabilmente nella sala del consiglio, sia indirettamente (“c'è qualcuno che non vuole rendersi conto di questo”) che con diretti riferimenti alla trascorsa gestione dell'istituto.
“L'acquisto della Banca di Treviso è stato un errore, non concettuale ma gestionale - rileva Cecchetto riferendosi alla discussa operazione che ha avuto in Gasparotto il suo principale sponsor e fautore -. L'errore nell'acquisto è stato volersi affidare alla due diligence interna e non affidarsi alla valutazione di advisor esterni.”
“La prima cosa da fare, “scollinata” l'assemblea del 19 - annuncia il presidente - è l'incorporazione di Banca di Treviso. Non ha senso tenere una banca con un consiglio e un collegio sindacale che non possiamo controllare più di tanto. Senza l'incorporazione di Treviso continueremmo ad essere un gruppo bancario, con adempimenti più complessi nei confronti della Banca d'Italia. Vogliamo tornare ad essere una banca unica. Le altre due priorità sono una cartolarizzazione molto forte e la cessione delle sofferenze.”
“Queste tre operazioni e cioè incorporazione di Treviso, cartolarizzazione e cessione delle sofferenze - conferma il direttore generale Gallimberti - sono per noi oro colato. Ma dobbiamo ritornare a fare utile anche nel lavoro tradizionale: è il lavoro ordinario che deve cambiare passo. La Banca d'Italia ha dato 6 alla gestione del credito, con il “suggerimento” di mettere mano al processo dei crediti. Essere molto vicini ai clienti e al territorio allontana dai canoni del buon credito.”
L'operazione-Treviso è stato anche l'inizio della progressiva frattura fra Gasparotto e gli altri componenti di peso della stanza dei bottoni.
“Conosco Gasparotto da 40 anni, finché le cose andavano a gonfie vele non ci sono mai stati problemi - dichiara Cecchetto -. Il direttore generale ha fatto molto bene fino al 2004-2005, finché il mercato lo trascinava. Le prime difficoltà di utile sono giunte nei primi due anni della crisi, nel 2008 e 2009 abbiamo avuto utili solo grazie alla cessione di alcune partecipazioni. Treviso ha rovinato tutto, e la botta finale sono state le verifiche di Bankitalia, che il direttore generale affrontava in modo conflittuale. Era una molla che si caricava tra ispezione e ispezione. La lettera della Banca d'Italia del 26 marzo, letta il 3 aprile, lui non l'accettava. Continuava a dire “noi abbiamo i conti in ordine” ed era impossibile convincerlo a fare un passo indietro.”
Perché è saltata l'aggregazione con Bolzano
Tra le altre direttive dell'Autorità di Vigilanza, a seguito delle ispezioni in corso Mazzini, vi era anche l'indicazione di “valutare l'integrazione con un istituto bancario di elevato standing”. Istituto che i vertici della Banca Popolare di Marostica avevano individuato nella Banca Popolare dell'Alto Adige-Volksbank, tra i primi della classe nelle severe pagelle di Bankitalia, con mercato dominante tra le montagne di Bolzano ma con necessità di un maggiore radicamento nel territorio nelle 40 filiali di “pianura”. Da qui le trattative avviate con Marostica, motivate da reciproco interesse ma approdate - lo scorso dicembre - ad un nulla di fatto.
“Dopo le dimissioni del consigliere Meneghini abbiamo interrotto la trattativa con Bolzano unilateralmente, con il consenso della Banca d'Italia - spiega Cecchetto -. Le dimissioni di Meneghini avevano indebolito il CdA, facendo mancare la maggioranza dei consiglieri eletti dall'assemblea. Non potevamo forzare l'accordo con la Popolare Alto Adige in così poco tempo, non può esserci trattativa tra un soggetto forte e uno debole. Il vice presidente Meneghini si era dimesso per motivi di salute. Almeno qui a Marostica, visto che continua a far parte del CdA della Banca di Treviso. L'aggregazione è caduta, l'altra strada era la fusione per incorporazione ma sarebbe stata forzata.”
E allora? Il piano di Cecchetto e della sua squadra per la banca scaligera richiama il titolo di un film di Bertolucci: “Io ballo da sola”. Ma seguendo in tutto e per tutto le indicazioni dell'Autorità di Vigilanza.
“Abbiamo presentato alla Banca d'Italia un piano “Standing Alone” molto forte - rimarca il presidente - e vedremo se la Banca d'Italia ci darà il modo e il tempo per fare un tentativo di rimanere autonomi e indipendenti.”
Il piano per il mantenimento dell'autonomia bancaria, a valenza triennale, punta tra le altre cose sull'aumento della raccolta, concentrandosi più sul “retail” che sul “corporate”.
“Se la squadra supera l'assemblea del 19 gennaio - specifica il presidente -, l'obiettivo è che la Banca Popolare di Marostica dopo 121 anni rimanga Banca Popolare di Marostica. Se invece la strada dovrà essere ancora quella dell'aggregazione, preferisco una buona aggregazione trattata bene: anche quella dà ricchezza.”
Intanto, oltre alla cordata concorrente di Gianfranco Gasparotto, potrebbe profilarsi in assemblea anche la terza possibile lista, capitanata da Ermanno Angonese e Angelo Guzzo. “Una terza lista sarebbe una tragedia - taglia corto Cecchetto -. Non deve esserci confusione e divisione nel corpo sociale. A Marostica, poi, non vogliamo politici di professione.”
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