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La puntata di Alive di questo venerdì ha un sapore davvero speciale, imperdibile. Perché, mai come prima, l'ospite è una vera promessa del nuovo cantautorato italiano. unòrsominòre., scritto così, minuscolo e con il punto alla fine, è il risultato della migliore tradizione italiana, lirica e musicale, con corollari importanti – vista l'anagrafe – del delirio post-rock (in tutte le sue declinazioni) da anni zero.
unòrsominòre. è kappa, già voce, chitarra e composizione nei Lecrevisse, band veronese che nel 2003 ha pubblicato l'apprezzato "(due.)" per Jestrai Records. Nel 2005 kappa dà vita al suo nuovo progetto unòrsominòre. raccogliendo l'eredità del suono indie rock psichedelico dei Lecrevisse nel suo album d'esordio, senza titolo, uscito per I Dischi del Minollo nel 2009. Il disco riceve critiche positive sulla stampa di settore (fra cui un posto fra i finalisti del premio "Fuori dal Mucchio") e porta unòrsominòre. su palchi importanti.

unòrsominòre. al Circolo degli Artisti di Roma.
Nel 2010 unòrsominòre. pubblica (sempre per Minollo) "Tre canzoni per la Repubblica Italiana", un ep semiacustico con tre interpretazioni scarne ed intense, Povera Patria di Franco Battiato, La Domenica delle Salme di Fabrizio De Andrè, e Quando lo vedi anche di Giorgio Gaber: canti di denuncia e di angoscia ispirati dalla disperante situazione sociale e politica del Paese.
Il nuovo capitolo, La vita agra, in uscita a fine mese per Lavorare Stanca, risente eccome della produzione certosina di Fabio De Min dei Non voglio che Clara, capace di raggiungere picchi epici e orchestrali come di sfiorare il silenzio nei momenti più intimi: un sound caldissimo, molto suonato, che sa esplodere (“Testamento di Giovanni Passannante, Anarchico Italiano”) e che sa farsi essenziale (“Il mattino del 26 luglio”, ballata da brividi).
Il timbro dell'òrso – che pur nella scia di voci già sentite ha una sfumatura tra la malinconia e la rabbia molto personale – racconta storie, usa voci, facce, nomi, gioca con l'ironia (“Perdenti più sani”) sfoga frustrazioni e non risparmia denunce (“Il mattino del 26 luglio”, “La Lingua del Santo”). La sensazione è quella – finalmente – di ascoltare musica italiana con la i maiuscola, dove la parola è sezionata al dettaglio, dove tutto si costruisce intorno al significato, al messaggio, al senso. Si canta in italiano perché si vuole comunicare. E finalmente, allora, si può avere meno paura di far paragoni, perché unòrsominòre – a differenza di molti, anche tra i più grandi – nascosti dietro la pochezza di testi piccoli piccoli – di cose da dire ne ha, e molte.
La cifra in più, poi, è il passaggio per il rock – americano e uk – più disperato degli anni zero: tanto post-rock, slow-core (come nella bellissima “Ci hanno preso tutto”), grunge ovviamente e svalvolate punk (“Perfetto così”). Il disco si impreziosisce così di una vena musicale matura, che alle doti di cantautore aggiunge e fa sentire l'esperienza di musicista di una band (interessante l'intenzione già live del loop finale di “Celluloide”).
Splendido (e in qualche modo anche consolante) sentire come, fuori dalle logiche della ormai solita indie tempestosa e modaiola, qualcosa si muova, e con tanta ma tanta sostanza. Altro che rivoluzione su Facebook, qui si canta davvero una generazione che, alle porte della vita, sembra già persa.
E allora segnate in agenda. Una chitarra, l'aperitivo, qualche chiacchiera e – soprattutto – le canzoni: unòrsominore per l'undicesima di Alive, al Caffè dei Libri, venerdì 14 ottobre alle 19.30.
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