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Un successo a Stile Libero

Cala il sipario sulla kermesse che ha invaso il Castello degli Ezzelini lo scorso weekend: ecco i nostri due live report

Pubblicato il 13-09-2011
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Qualcuno può davvero ancora dire che a Bassano non succede niente? Ma, soprattutto: qualcuno può ancora considerare il Castello degli Ezzelini un luogo per musicofili over-sessanta? Davvero difficile se consideriamo che quest'anno, oltre ai consueti appuntamenti con B-motion, era previsto in cartello anche Stile Libero, un sincero e variopinto tributo alla musica così com'é: diversa, originale, multiforme, trasversale.
Una trovata intelligente che ha permesso di far convivere, in cinque giorni (dal 7 all'11 settembre) memorabili per i bassanesi, l'ugola di John De Leo, il rock indefinibile dei Marta sui Tubi, la tromba del Signor Jazz Enrico Rava, l'intreccio classica/rock dei redivivi Quintorigo e l'elettronica sperimentale di Murcof.
Bassanonet ha seguito, per voi, due serate della kermesse. Ecco com'è andata.

Murcof


Giovedì 8/09 – Marta sui Tubi
Un po' ce lo aspettavamo: i Marta non cozzano bene con posti a sedere numerati. Nessun stupore, quindi, ad entrare nella cornice splendida dell'Ortazzo e trovare un nugolo di italian indie lovers sotto il palco, in piedi. Il concerto scivola via che è un piacere, tra la solita, perfetta, bravura tecnica dei cinque (i sicilianissimi Giovanni Gulino alla voce, Carmelo Pipitone alla chitarra e Ivan Paolini alla batteria, con Mattia Boschi al violoncello e Paolo Pischedda alle tastiere), gli intermezzi da cabaret e, ovviamente, le canzoni. “Non immaginate la soddisfazione di sentire dei veneti cantare in siciliano”, ghigna Giovanni mentre tende il microfono al pubblico per il ritornello di “Muratury”. Si canta alla grande, si accenna il ballo e si ride molto, soprattutto sulle sospette presenze leghiste in sala: “non capisco perché, se esiste la Padania, non debba esistere l'Adriazia, che va dal Veneto alla Puglia. È anche più varia!”
Ma c'è anche spazio per episodi più dolci, a densità emotiva alta: è il caso della bellissima “Cromatica” e di “Coincidenze”, entrambe dall'ultimo lavoro, Carne con gli occhi, o de “L'abbandono”, che nel disco C'è gente che deve dormire vedeva la presenza delicata di Moltheni, o ancora di “Vecchi difetti”, protagonista di un vero sing-along del pubblico, tratta dal disco di debutto, quando i Marta sui Tubi erano ancora soltanto Giovanni e Carmelo.
Un gruppo così, in un giovedì qualunque dell'estate bassanese, è un vero lusso.

Domenica 11/09 – Murcof
Pubblico tra il curioso, l'intellettualoide e l'elettrofilo pesante per una serata da stropicciarsi gli occhi. Non si può assolutamente perdere uno degli ultimi, veri, innovatori della musica fatta con le macchine. Vade retro estimatori della cassa in quattro più modaiola, di electroclash, italo disco, synth punk e affini: per chi scrive, questa di Murcof è la musica elettronica. Ritmiche ridotte all'osso, regalate all'audience quasi fossero pepite d'oro, rumori assordanti, strigliate di violoncello e armonie dissonanti di una voce soprano. Tutto condito da un riverbero costante, etereo, a tratti alienante.
Che poi tutto questo sia prodotto da un uomino barbuto e occhialuto intento a schiacciare dei bottoni dietro ad un comunissimo Sony Vaio, in realtà poco ci importa. Fa molto più riflettere che, con lo stesso meccanismo, ci si propini come dj in giro per le discotechine di provincia (e non solo). Murcof, all'anagrafe Fernando Corona, è di un altro pianeta e fa musica di un altro pianeta: non si discute.
Il rischio, però, di non riuscire ad arrivare all'ora e mezza di show – altissimo anche per i più estremisti di minimalismo e ambient sperimentale – è superato ampiamente dallo strepitoso contorno di visuals ad opera di tale Saul Saguatti, artista e regista sperimentale bolognese, che accompagna il sound straniante di Murcof con interventi in diretta, ripresi con una tecnica squisitamente analogica: vetrino, con telecamera sottostante, sul quale Saul dipinge, colora, striscia, e versa liquidi, aspirine, polveri. L'effetto è strepitoso: sia sul muro nudo del Castello, aggredito virtualmente dalla mano del visualist bolognese, sia sul palco, che vede così a destra la macchina – i suoni di Murcof – a sinistra l'anima – la mano viva di Saul.
Esperienza scioccante, già ben oltre i confini di un semplice concerto. Bel colpo.

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