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Questo articolo vuole essere un piccolo gesto di ringraziamento verso chi ha cercato di tenere il mio cervello e quello di altre centinaia di migliaia di ascoltatori in funzione con un programma radiofonico intelligente.
Non è che fossi sempre d'accordo con quello che dicevano ma, comunque, stuzzicavano la mia mente con le loro domande non-domande e con le loro risposte non-risposte. Riprendevano notizie estrapolate da mass media internazionali e me le raccontavano su Radio 2, a modo loro, ogni giorno dalle 16 alle 17. Erano Luca Sofri e Matteo Bordone. Conducevano Condor. Per anni li ho ascoltati; mi facevano compagnia parlandomi di arte, politica, letteratura, musica, cinema, tv, tecnologia, internet con un sapiente alternare di serietà e spensieratezza. Il tutto intervallato da ottima musica, spesso inedita, fuori dalle “spinte interessate” delle case discografiche.
Luca Sofri e Matteo Bordone, ex conduttori di Condor
Poi, un giorno, il nuovo direttore di Radio 2, Flavio Mucciante, ha deciso di rivoluzionare il palinsesto eliminando alcuni programmi tra cui Condor, sostituendolo con una trasmissione che ho provato ad ascoltare ma, nonostante tutta la mia buona volontà, non ci sono riuscito per più di tre minuti consecutivi. Un programma che sembra la trasposizione di una pessima trasmissione di MTV alla radio, fatto per i “gggiovani” con pochi neuroni a disposizione e forse con poche speranze (se vi interessa sapere il nome, si chiama traffic e su Facebook potete trovare interessanti recensioni, tanto per farvi un'idea). Un pugno ad un occhio alla concezione di servizio pubblico, quello che la Rai dovrebbe assicurare ai massimi livelli, dove il concetto da seguire dovrebbe essere la qualità, non il vuoto.
La protesta contro questo e altri tagli è nata e cresciuta in fretta e, sempre su Facebook ma non solo, è iniziato un lungo tam tam di lamentele contro la “rivoluzione” Mucciante del palinsesto. Ieri si è assistito anche al primo sciopero dell'ascolto di Radio 2. Dopo più di un mese dal fatto “incriminato” la protesta non sembra destinata a indebolirsi.
Questo articolo, concludo, è un atto d'accusa su come in Italia si possa tranquillamente sostituire un programma culturalmente stimolante con una trasmissione che spegne i cervelli, il tutto deciso da chi viene lautamente pagato da noi utenti tramite il canone Rai.
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