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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Teatro

Mai, meno di due

Una commedia divertente ha aperto con dolce simpatia la nuova stagione teatrale bassanese del Remondini

Pubblicato il 19-12-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Apertura in due serate, martedì 17 e mercoledì 18 dicembre, e con un pieno oltre che di spettatori di simpatia, per la rassegna teatrale 2024/25 della Città di Bassano, organizzata in collaborazione con il circuito Arteven. L’appuntamento d’esordio ha avuto come protagonisti la compagnia Teatrodilina e la messa in scena della pièce intitolata Meno di due, interpretata dall’attrice bassanese Anna Bellato con Francesco Colella e Leonardo Maddalena.

La regia affidata a Francesco Lagi, impegnato in veste anche di autore, lo spettacolo ha portato sul palco del Teatro Remondini un incontro di quelli che appartengono alla quotidianità tra un uomo e una donna ordinari desiderosi di intraprendere una relazione — si sono conosciuti attraverso messaggini, chat e spazi web — e poi l’apparizione a sorpresa tra i due di un terzo incomodo. Niente che sappia minimamente di liaison dangereuse, tutto più profumato di casalingo — a corredo caminetto, pantofole e berretti di lana.

da Meno di due (foto di Manuela Giusto)

Il primo appuntamento al bar dopo una frequentazione assidua ma solo virtuale segue un accenno della bellissima colonna sonora del vecchio sceneggiato di Maigret, ed è costellato di imbarazzi e di chiacchiere che li riempiono di contenuti quali “cappuccino o macchiatone”, “pioverà o non pioverà”, “Sparta o Atene” (Lui/Colella è un professore di greco che arriva in Veneto per Lei da Catanzaro, provenienza fedele anche per l'attore).
Tra tante risatine, soprattutto alte e femminili, avanzano con circospezione temi un po’ più personali, come “porti il Patchouli?”, o frasi che parlano di figlie con cui non riesce a comunicare un uomo rimasto solo padre “non dicono altro che cringe”, e poi strani discorsi sui cani che “spussa” (Lei è veneta-veneta, qui un’impiegata ma in Commedia dell’Arte sarebbe stata una servetta, una donna piacente di mezza età armata di praticità e un po' naïf).
I due salgono in auto ed evitando l’impatto con un Tir si dirigono prima a visitare una grotta famosa del territorio e poi verso casa, dove li aspettano un vinello buono, quello riservato alle occasioni importanti, e le... pantofole, a far il paio col berrettino di lana amorevolmente fatto a ferri regalo di Lei.
Ci sarà rotto il ghiaccio (infranti gli schermi) un ballo di quelli belli, al suono di un successo-tormentone estivo di Annalisa, e sembra che a quel punto tutto inizi a prendere la strada giusta, con Lui che la rassicura sul fatto che la trova bella anche con qualche ruga e comincia a perdere l'aria professorale, ma proprio in quel momento compare un terzo personaggio: un inatteso amico-amante in possesso delle chiavi di casa. Il terzo incomodo si intristisce più che arrabbiarsi per la situazione che ha trovato. È un furgonista-corriere sposato e con tanti figli che in quella casa periodicamente trova cuccia e rifugio, affettuosamente.
Nessuna tragedia né litigio, si tratta di tre inetti (direbbe qualcuno) per lo più buoni e simpatici, del tutto autunnali, che alla fine si rispecchiano l’uno nell’altro con naturale tenerezza.
La trama raccontata in sintesi è questa, la scenografia era minimale, tutto lo spettacolo è stato tenuto in piedi dal testo ben congegnato e dalla bravura degli attori, capaci di inanellare battute e scene con mimica e tempi comici efficaci.
Una misura indovinata di leggerezza e di rappresentazione fedele del senso della social-vita.
Caldi applausi, dal pubblico del Remondini.

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