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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Interviste

Tra musica e libri, con Elli De Mon

A tu per tu con la cantautrice di Santorso, che ha avviato un progetto artistico centrato sul territorio e la lingua veneta

Pubblicato il 28-09-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Un ritorno alle origini, per il nuovo progetto di Elli De Mon (come Crudelia), al secolo Elisa De Munari, musicista, cantante ed eclettica autrice di Santorso i cui lavori artistici sono stati via via sempre più apprezzati da critica e pubblico e le hanno permesso di esibirsi nella versione onewomanband, ovvero sola sul palco con i suoi strumenti, in centinaia di spettacoli in giro per l’Italia e Europa.
All’attivo diversi dischi realizzati per etichette italiane e straniere, la sua è una musica fortemente influenzata dalla tradizione blues primordiale (Bessie Smith, Fred Mc Dowell, Son House) così come dal primissimo punk-garage e da sonorità indiane. In ordine di tempo, i lavori più recenti che ha realizzato sono l'album Countin' the blues e poi Queens of the 20's, entrambi firmati Area Pirata Records, usciti rispettivamente nel 2021 e nel 2023.
Come autrice di libri — De Munari è anche docente e musicoterapeuta — ha pubblicato tra gli altri Murder Ballads-ballate per dèi assassini (LaGru Edizioni, 2022), una raccolta di racconti dove si invocano dèi e mondi scuri immaginari che appartengono ad alcune canzoni che fanno da specchio al desiderio e all’angoscia di vivere; successivo e illustrato da Francesca Bono, anhce per adulti ma dedicato ai più piccoli, La settimana della banana (Edizioni Underground?), una fiaba alla Basile 2.0 abitata da mostri sacri dove ingredienti alla Propp sono temi come il suicidio, la droga e la morte, protagonisti i Velvet Underground.

Elli De Mon (foto di Matteo Pegoraro)

A questo indirizzo si può consultare il suo sito: www.ellidemon.it.
Sempre l’Inglese a fare da veicolo ai testi musicali che ha creato. Nel nuovo progetto annunciato, intitolato Raìse, destinatario di una raccolta fondi sulla piattaforma “produzionidalbasso.com”, al centro saranno invece la lingua veneta, la parlata vicentina in particolare, e una storia appassionante e maledetta che trae le sue origini in Francia ma appartenuta in buona parte al territorio, che ha come protagonista un personaggio oscuro, una sorta di Edipo o figura da tragedia scespiriana diventato poi santo per i cattolici: Sant’Orso.
Accanto a un disco, è in programma abbinata la realizzazione di un libro.
Ne parliamo con l’artefice interessata.

Come si è verificato l’incontro con Orso, e cosa rappresenta per lei la sua figura?
Sono cresciuta con Orso. Il paese dove sono nata e cresciuta porta il suo nome (Santorso) e la sua leggenda mi accompagna sin da piccolissima. La sua vicenda umana mi ha sempre interrogato profondamente. Ai bambini la storia di Orso viene raccontata in modo ripetitivo e distratto, in realtà dietro al suo percorso ci sono simboli potenti e universali, che mi hanno mosso moltissimo.

Tanti personaggi oscuri tra i riferimenti che predilige, e la sua “una voce che conosce baccanali di depravazione, tragedie greche, litanie sataniche ed esorcismi medievali” (trascrivo): il male è alla radice dell’arte del raccontare, anche musicalmente?
No, anzi. Parlo per me ovviamente. Più che dal male trovo che la necessità di raccontare nasca dal bisogno di autodeterminarsi, di trovare un senso e semmai raggiungere una redenzione, un riscatto. La musica è un viaggio costante, con mille sfaccettature, che porta alla comprensione di sé e del mondo che ci circonda. È un mezzo attraverso il quale possiamo esplorare l'intero spettro dell'esperienza umana, dalle profondità più oscure alle vette più luminose.

Protagoniste di un altro suo libro sono artiste del blues attive negli anni ‘20 del Novecento che hanno avuto un ruolo di rilevo per la storia della musica, ma che sono dagli “annali” molto trascurate. Un mondo di soli uomini, l’Olimpo musicale?
Domanda complessa che richiede una risposta articolata. Il mondo della musica, come molti altri ambiti culturali e artistici, ha lungamente sofferto di un pregiudizio di genere che ha spesso relegato le donne ai margini della narrazione storica ufficiale. Le artiste del blues degli anni '20 del Novecento sono un esempio lampante di questo fenomeno: figure di straordinario talento e innovazione che hanno plasmato il corso della musica popolare, ma che troppo spesso sono state trascurate dagli "annali" ufficiali. Questa distorsione nella rappresentazione storica non è un caso isolato, ma riflette un più ampio retaggio culturale che ha sistematicamente sottovalutato il contributo femminile in molti campi. Nel mondo della musica, questo si è tradotto in minori opportunità di riconoscimento, di registrazione e di performance per le artiste donne. Fortunatamente, negli ultimi decenni stiamo assistendo a un graduale cambiamento di paradigma: vediamo sempre più donne affermarsi come protagoniste sulla scena musicale contemporanea, in ogni genere e stile. Tuttavia, sarebbe ingenuo pensare che la strada verso la parità sia già completamente percorsa. Persistono ancora disparità significative in termini di rappresentazione, opportunità e riconoscimento. Le donne continuano a dover affrontare sfide specifiche nel mondo della musica, dalla sotto-rappresentazione nei festival e nelle line-up dei concerti, alla minor presenza nelle posizioni decisionali dell'industria musicale. Credo che per avviare un processo di cambiamento ci voglia una presa di coscienza collettiva, che richiede lo sforzo congiunto di artisti, critici, produttori, organizzatori di eventi e pubblico.

La musicalità della lingua veneta: ci sono poeti o opere o artisti a cui è particolarmente legata?
Sono legata alla poetessa dialettale Miranda Bille, proprio di Santorso.








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