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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Cinema

Modalità lettura 4 - n.0

Il primo numero autunnale della nostra rubrica dedicata a lettura e prodotti artistici porta al cinema (a Venezia)

Pubblicato il 22-09-2024
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Brassaï. L’occhio di Parigi

La nostra rubrica "Modalità lettura" in questo primo numero della nuova stagione si occupa di cinema, quello che in parte è uscito o uscirà a breve nelle sale e che molti fortunati si sono potuti godere in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia (la n.81, una mostra con la M maiuscola, ora diretta da Alberto Barbera).
A fornire lo spunto è stato un incontro interessante ospitato alla Biblioteca civica di Marostica lo scorso 14 settembre, che ha avuto come protagonisti due esperti appassionati giovani cinefili: Youssef DaLima e Luca Zanatta.

Youssef DaLima e Luca Zanatta alla conferenza in Biblioteca di Marostica

DaLima, originario di Breganze, è un talento già riconosciuto nel settore. Film-maker, sceneggiatore e fotografo, da sempre appassionato di arti figurative digitali, è diplomato alla Scuola Internazionale di Comics di Padova, ed è stato vincitore di diversi premi a festival internazionali quali il Los Angeles Film Awards e il Sapporo International Short Film Festival. Suoi lavori sono stati selezionati in alcune edizioni della Mostra di Venezia. Nel 2021 ha fondato a Vicenza Onymous Studios, realtà che coniuga multimediale e visual strategy. Tra i titoli firmati, ha ideato e diretto sette corti, tra i quali The Writer - Storia Di Ada, che racconta le vicissitudini drammatiche di uno scrittore alle prese con un’ossessione; Di fuoco e d'ombra, lavoro tratto dal libro scritto a quattro mani da Rossella Menegato e Manuela Brocco che raccoglie le storie di trentatré donne le cui vicende personali si intrecciano con la città di Vicenza; Venti, corto-documentario sui ventenni dell’alto vicentino e ultimo in ordine di apparizione Slappe Pizza — corto d’azione umoristico girato con controfigure professioniste in una notte.
Con lui Luca Zanatta, ingegnere appassionato di cinema, insieme ad altri suo compagno di viaggio in laguna, tra sale, vialetti percorsi da celebrità o meno e incontri con superstar da tappeto rosso. Partner anche nel racconto di aneddoti, esperienze e avventure racchiusi in una sorta di diario illustrato (e animato) dei giorni della Mostra rivolto alla piccola platea da tutto esaurito di Marostica.
Per chi non fosse riuscito a praticare i lidi sognanti e sognati del Lido, o anche le piccole sale della Biblioteca, i due relatori aggiungono in appendice un resoconto dettagliato, dedicato in particolare agli utenti di Bassanonet, tramite questa breve intervista.

Giusto partire dai premiati, ma in termini di ricerca della bellezza, pare doveroso ricordare che moltissime delle opere presenti non troveranno canali di distribuzione.
Sì, purtroppo i festival dovrebbero essere un’ampia vetrina anche per il cinema indipendente che cerca distribuzioni internazionali, ma spesso il cinema come forma d’arte, anche di qualità, non sempre trova un distributore coraggioso, poiché anche quello che è considerato bello dagli esperti, dal pubblico medio non trova riscontro. Oltre alla ricerca di fondi, ci sono anche ostacoli di carattere politico, ne è un esempio il caso del lungometraggio Antikvariati (The Antique) che ha colpito alla Mostra di quest’anno.

Un breve viaggio tra le stazioni del cinema italiano viste scorrere in prima visione.
Premettendo che secondo noi è sempre più difficile dare confini alla definizione di “cinema italiano”. Ora le co-produzioni giocano un ruolo fondamentale a livello globale, tanto che prodotti come Queer, di Guadagnino, o M. Il figlio del Secolo, di Joe Wright, si possono considerare parte del panorama italiano, nonostante il primo abbia attori e storia anglosassone e il secondo, tratto dal romanzo di Scurati, sia composto da un cast italiano con la direzione di un britannico. Oltre ai due film appena citati, nel panorama italiano ci hanno stupito anche Vermiglio (che ha portato a casa il Leone d’Argento) e Campo di battaglia.

Il tema delle guerre, anche interiori. La conferenza di Marostica è stata intitolata “Make cinema, not war!
L’idea ha preso vita poiché il cinema che narra politiche e denuncia le guerre è una forma non solo d'arte, ma anche di attivismo ormai da decenni, e ad oggi con il pubblico che può raggiungere, abbiamo avuto la conferma (il titolo della serata è stato scelto molto prima della Mostra del Cinema) che questa formula è sempre più viscerale e necessaria per sensibilizzare il pubblico. Abbiamo voluto estendere questo concetto non solo alla guerra fisica, con i soldati in prima linea, ma anche ai conflitti sociali e interiori che rappresentano le nostre guerre quotidiane, protagonisti ad esempio di film come Jouer Avec le Feu.

L’opera d’arte, tra quelle che avete potuto vedere/leggere in questa edizione 2024.
Sicuramente Antikvariati (The Antique): è un film completo, un connubio tra storytelling e fotografia che fa bene agli occhi e al cuore, e che speriamo sia destinato a una distribuzione.

Il ruolo del critico e il tema del gusto personale dello spettatore: una questione di genere?
Il critico parla non solo di gusto personale, ma anche di un'analisi più tecnica, ergo per cui credo che più che una questione di genere, sia un giudizio basato su un bagaglio culturale più ampio. È vero anche che il critico non ha la verità assoluta, quella non può esistere nell’arte, essendo soggettiva. Diciamo però che il gap sta nella consapevolezza che tu possa riconoscere che un prodotto sia un bel film ma che possa non piacerti.

Il vostro rapporto di cinefili con le serie tv?
Tendiamo a essere molto selettivi prima della visione, e credo che il formato della serialità sia più adatto a raccontare scenari e atti molto più estesi rispetto ai ritmi da film, anche se apprezziamo che sia aumentata decisamente la qualità visiva a un livello sempre più cinematografico. Un altro formato che ultimamente ci sta piacendo molto, che per noi è una sorta di “cinema esteso”, sono le mini-serie antologiche autoconclusive.

Tre titoli imperdibili, tra quelli che presto abiteranno le sale dei cinema, o le piattaforme in streaming.
Sicuramente Queer, di Luca Guadagnino, ma anche The Brutalist, di Brady Corbet e Maria, di Pablo Larrain.


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