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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
Cari amici miei: in scena
Al Remondini questa sera si replica, con L’onesto fantasma. Sul palco, Gianmarco Tognazzi, Renato Marchetti e Fausto Sciarappa
Pubblicato il 06-04-2024
Visto 4.364 volte
Doppia serata al Remondini per l’appuntamento con L’onesto fantasma, spettacolo con drammaturgia e regia firmate da Edoardo Erba in replica questa sera, sabato 6 aprile.
La stagione teatrale bassanese, realizzata in collaborazione con il circuito regionale Arteven, ha proposto come penultimo appuntamento questa produzione scelta dal carnet di Altra Scena che vede protagonisti sul palco, attori in veste di attori, Gianmarco Tognazzi, Renato Marchetti e Fausto Maria Sciarappa, con Bruno Armando (Milano, 1952-2020) in video.
Alessandro Chiti ha allestito una scenografia minimale, composta da alcune strutture in legno che in certi momenti, complici dei giochi di luce, colori e ombre, hanno assunto il ruolo di piccoli palchi, saliti sui quali gli attori diventavano personaggi dell’Amleto.

da L'onesto fantasma (foto di Agnese Ruggeri)
Gallo (Tognazzi), Costa (Marchetti) e Tito (Sciarappa) si ritrovano in occasione della morte improvvisa di Nobru (Bruno Armando). I quattro hanno condiviso diverse esperienze personali e una lunga tournée nei teatri. La loro relazione si incrina per l’evento, che ha un carattere traumatico, ma non solo: complici della rottura sono anche i problemi del mondo lavorativo, in questo caso quello dello spettacolo.
Più avanti, infatti, Gallo ricompare dopo aver preso il volo nell’industria del cinema-della tv e gli altri due — Costa in particolare, più ansioso e più squattrinato — patiscono le mancanze di ingaggio e i nuovi modi di reclutamento, sono vittima entrambi degli ingranaggi aridi e impietosi dei moderni casting by self tape.
In scena, dunque, oltre alla storia di un’amicizia, che come tale vive non propriamente diluito tutto lo spettro di sentimenti di un amore, ci sono anche la rappresentazione della natura del teatro, e accanto, forse meno nobile, il connotarsi come professione dell’arte attoriale. Poi, basta un gesto, su il cappuccio della felpa, arriva Shakespeare e tutto il resto scompare.
Tanta carne al fuoco, risolta in fitti dialoghi che procedono in fuoco di fila e che traghettano vita quotidiana ed emozioni forti, sentimenti di vara caratura e ombre di risentimento.
“Vendetta” è la parola-chiave che circola più volte, complice l’Amleto — ma c’è naturalmente anche Orazio, a cui il principe morente lascia il compito di farsi aedo della sua storia. Si traveste da vendetta anche la “presenza” sul palco dello spettro dell’attore morto, che chiamato in causa dal ricordo struggente degli amici e poi in modo strumentale, per ascoltare fino in fondo tutte le note anche stonate che suonano sodalizi e fratellanze, letteralmente si fa vivo.
Suonerie di cellulari (dal palco) irrompono frequenti tra gli scambi di battute e accanto ai versi immortali del Bardo, lo fanno parlando di attualità, di quanta parte della nostra vita passi attraverso i piccoli schermi, dell’importanza che scientemente o meno da un certo punto in poi abbiamo loro attribuito.
Bravi i tre interpreti — Gianmarco Tognazzi non necessita di presentazioni, Marchetti e Sciarappa sono volti noti e amati anche dal pubblico televisivo e delle serie tv — abili nel maneggiare con misura questa materia calda che ha che fare con un lutto vero e con la sua elaborazione, quindi con storie di vita oltre che con il teatro.
Al termine dello spettacolo, sempre a proposito di storie vere, Tognazzi tra gli applausi ha elogiato il comfort del Teatro Remondini (aveva recitato in passato sul palco dell’Astra) e l’accoglienza della città, rivelando che Bassano ha avuto un ruolo di prim’ordine nella nascita di sua figlia, Andrea Viola.
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