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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

RedazioneRedazione
Bassanonet.it

Arte

Quando la pittura è voce

“La gioia di vivere”: il libro di Daniele Marcon, artista marosticense malato di S.L.A., racconto dell'arte nel viaggio della vita. In occasione di una sua mostra in programma a Bassano, promossa una raccolta fondi per la pubblicazione del volume

Pubblicato il 30-08-2021
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Brassaï. L’occhio di Parigi

“La gioia di vivere” è la sfida di Daniele Marcon, un artista, la sua malattia, la voglia di sorridere alla vita grazie a una mostra delle sue creazioni, un libro che racconta la sua arte e le sue radici e una raccolta fondi promossa per renderne possibile la pubblicazione.
La Città di Bassano del Grappa ne ha potuto apprezzare le opere durante la sua personale esposizione “In-colore” tenutasi presso il Museo Civico nel 2018. Grandi campiture di colore, intenso e forte, hanno dominato le sale della Galleria Civica raccontando storie ricche di carica emozionale. Marostica ne ricorda “Il Viaggio”, mostra antologica di Marcon nel 2013, tenutasi nel Castello Inferiore, per ripercorrere l’evoluzione dell’autore nei temi del rapporto arte e natura, del viaggio e della spiritualità nell’arte e nella vita.
Dal 9 ottobre 2021 al 9 gennaio 2022 l’artista ritorna nella città bassanese con l’esposizione delle opere realizzate negli ultimi due anni, raccolte nella mostra “La gioia di vivere”, ospitata negli spazi di The Bank Contemporary Art Collection (via Orazio Marinali 52, Bassano del Grappa, Vicenza).

Daniele Marcon

Nell’occasione, è stato ideato un progetto che ha bisogno dell’aiuto di tutti per potersi realizzare.
Si tratta di un libro, pronto per la stampa, che illustra e che spiega come e da dove nascono le tele dell’artista: a tale scopo è stata promossa un’azione di crowdfunding finalizzata alla sua pubblicazione.
“Per realizzare il progetto – spiega la curatrice, Sofia Marcon - dobbiamo confermare la stampa di almeno 400 copie. I soldi raccolti verranno utilizzati per coprire le spese. Ogni euro raccolto in più verrà invece donato ad un'associazione particolarmente cara all'artista, Mancikalalu Onlus (www.mancikalalu.org). Si occupa di bambini orfani, con bisogni speciali, ragazzi in situazione di povertà e vulnerabilità in India. In particolare, l'associazione opera affinché questi ragazzi possano accedere all'istruzione come strumento di riscatto sociale. Se riusciremo a superare l'ordine delle 400 copie potremo abbattere diversi costi di produzione e tutto il ricavato verrà devoluto a Mancikalalu Onlus”.
L’India nel cuore di Daniele Marcon, meta di suoi viaggi, affascinato dalle grandi civiltà orientali per la storia millenaria e la cultura impregnata di intensa spiritualità. L’India delle stoffe, dei colori, di una società rurale vissuta nelle terre sperdute del Ladack e in piccoli villaggi di periferia dove la vita è scandita dal ritmo della natura. Viaggi che lo hanno portato anche in Tibet, in Nepal, vissuti come momenti di crescita spirituale profonda, un cammino verso il suo io più intimo affrontando dubbi, emozioni, alla ricerca dell’essenzialità in un confronto quotidiano, serrato e sincero con sé stesso.
L’artista nel 2008 purtroppo si ammala di S.L.A. (Sclerosi Laterale Amiotrofica che danneggia le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale e fa diminuire progressivamente l’attività muscolare volontaria), malattia che lo porta ad affrontare sfide sempre più difficili e impegnative, nelle quali però l’autore dimostra forza e fermezza.
Marcon affronta anche numerosi problemi legati alla mera concretezza del dipingere, trovando comunque nuovi modi di esprimere sé stesso e la propria pittura grazie all’ausilio delle mani di suo padre Mario, che segue fedelmente le minuziose istruzioni dell’artista. I lavori degli ultimi anni, realizzati con millimetrica precisione, sorprendono per la serenità espressiva, la vivacità del colore, l'armonia e la vitalità che sono capaci di sprigionare.
Nel libro “La gioia di vivere”, tra bellissime fotografie di viaggio e scatti delle sue tele, l’artista raccoglie il suo messaggio “la vita non è una lotta, è un dono. Vivere è gioia profonda, se alla vita stessa concediamo il tempo di farsi osservare nella sua bellezza che, ai nostri occhi, strato dopo strato, si rivela, cambia e si rinnova ogni istante.”
Oggi Daniele Marcon comunica con noi grazie ad un sensore ottico che rileva i movimenti oculari permettendogli di scrivere sulla sua tastiera. Whatsappiamo come dei giovani nerd con una connessione un po’ lenta.

Daniele, nel tuo percorso artistico abbiamo visto tele, drappi, cassetti, pannelli. Oggi un libro che parla di “Gioia di vivere”. Cosa troveremo?
Ho iniziato a dipingere a 14 anni. Non ho mai smesso.
Molti gli eventi importanti, le esperienze, che mi hanno formato nel mio sentirmi artista. Fra queste, a 42 anni, la malattia, la S.L.A. Non mi ha più lasciato.
La malattia non è mai una benedizione. Ma è una benedizione trovare in essa, nonostante le molte difficoltà, la possibilità di continuare ad amare la vita, ad entusiasmarsi per essa. Ed è proprio questa gioia di vivere ritrovata che ho cercato di trasferire attraverso i colori nelle tele realizzate negli ultimi anni. Perché farne un libro? Forse per dare l'occasione a questi lavori di riunirsi in modo polifonico, di dispiegarsi e spiegarsi nella loro unità e complicità raggiungendo con il loro messaggio lo sguardo di molti. Questo libro è un inno alla gioia e alla condivisione. Nasce dall'aiuto di molte persone, non ultimi tutti coloro che lo stanno acquistando dalla piattaforma per permettermi di realizzarne la stampa. Le mie figlie, Sofia e Sara, mi hanno messo a disposizione le loro capacità di cogliere il bello del mondo, traducendolo per me nelle pagine del libro, in immagini e parole. Altre persone a me care e vicine si stanno adoperando con impegno e professionalità alla sua realizzazione e promozione. Tutto ciò è fonte per me di ulteriore gioia e spero potrà esserlo anche per chi avrà occasione di sfogliarlo, immergendosi nei suoi colori e nelle sensazioni che può suscitare.

Qual è l’ultimo libro che hai letto e ti ha lasciato un’emozione?
Pur riconoscendo la grande valenza espressiva ed artistica della parola scritta in ogni sua forma, dalla narrazione alla poesia (in passato ho condiviso delle bellissime collaborazioni con degli scrittori) devo confessare che sono un lettore molto "monocromo".
Ho scaffali pieni di preziosi libri, ma quasi esclusivamente inerenti all’arte. Tra questi alcuni saggi tascabili, dalle pagine consunte e pieni di sottolineature e annotazioni fatte da me un tempo, quando potevo ancora sfogliarli. Tre in particolare sono quasi degli amuleti, li porto sempre con me, in una tasca dello zaino ad ogni mio spostarmi: "Lo spirituale nell'arte" di Kandinsky, le "Lettere a Theo" di Van Gogh, gli "Scritti" di Rothko.
Ma per rispondere concretamente alla domanda, c'è un libro del quale ogni giorno non manco di leggere alcune righe. È il Vangelo, un libro pieno di parole vive, che sanno rinnovarsi ad ogni rilettura, se permetti loro di risuonare e di raggiungerti. Quelle parole alimentano e sono sorgente della mia gioia di vivere.

Ti hanno colpito le produzioni di Van Gogh, Kandinsky, Mondrian, Rothko. Se tu potessi scegliere un’opera di un qualsiasi autore da appendere davanti ai tuoi occhi quale sarebbe?
Diciamo che l'opera più completa, di una bellezza unica, è alla portata di tutti: basta affacciarsi alla finestra e ammirare la bellezza del creato!
Amo l'arte in tutte le sue espressioni, a parte l'espressione provocatoria e violenta.
Penso di appartenere ad una tipologia di pittori sorpassati ed espressivi che ricercavano la bellezza pura e la spiritualità nel colore!!
Comunque, se dovessi scegliere un quadro fra i tanti che conosco, sceglierei i girasoli di Van Gogh, espressivi, gioiosi, il giallo che contamina la stanza come solo il sole sa fare... e che luce che emana... una meraviglia!!
Quel dipinto si esprime con una frequenza molto alta, consapevolmente o no, non possiamo che recepirla ed esserne contagiati.

Un artista è sia un creatore che un interprete, ossia possiede necessariamente un talento e una forte sensibilità. Un po’ come vivere in una città percependo anche gli ultrasuoni. È un dono o una sofferenza?
Ognuno di noi possiede dei talenti, sono un dono, com'è un dono la vita stessa. Sarebbe un grave errore pensare che ci appartenga e forse questa consapevolezza eviterebbe molti disastri che l'uomo compie nel suo delirio di onnipotenza.
Si vive in un mondo frenetico, sempre di corsa, fermarsi equivarrebbe a buttare via del tempo prezioso, questo è il pensare comune.
In questa dimensione di superficialità non c'è spazio per un lavoro introspettivo finalizzato alla scoperta dei propri talenti. Ne consegue un vagare senza soddisfazione.
Essere creativi richiede indubbiamente una grande capacità percettiva. Spesso si pensa alla sensibilità dell'artista quasi ad una dannazione che trasborda nella sofferenza.
Ed è proprio questa sofferenza ad essere culturalmente messa in risalto nella vita di molti artisti, come Van Gogh o Frida Calo.
Personalmente ritengo che se il proprio talento sia l’essere dotato di una spiccata sensibilità capace di tradurre in emozioni visive le vicende della vita, questo talento debba essere vissuto sempre e comunque come un dono, un tesoro da condividere e da mettere a disposizione.
Niente nella vita è solo bello o brutto, positivo o negativo, fonte di sola gioia o di sola sofferenza. Ma, sono convinto che la condizione di sofferenza profonda si generi proprio quando non si sia in grado di individuare il proprio talento o peggio ancora quando, trovatolo, lo si rinneghi.
La mia sensibilità mi ha sempre portato a vivere le cose oltre la loro apparenza, cogliendone il bello e il meno bello con molta intensità. Ma ho sempre vissuto nella consapevolezza che stare in una emozione o in un'altra è una scelta, tant'è che un medesimo evento può essere vissuto nella rabbia o nella gioia, a seconda di chi lo vive. Nel mio sentirmi artista io ho scelto di farmi interprete delle frequenze alte di tutto ciò che vivo come bello, luminoso, entusiasmante.
Vedo e vivo anche il dolore e la sofferenza, il mondo ne è pieno, ma non voglio dare spazio a queste emozioni, non voglio dare loro più forza di quanto già non ne abbiano.
È una scelta. E poter scegliere mi fa sentire libero.

Info sul progetto e su come contribuire alla raccolta fondi per la stampa del libro d’arte di Daniele Marcon: bit.ly/3DuGhAH

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