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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

Primo piano

Mostre

Note a pie'... d'opera

Aperta fino al 9 dicembre, la mostra Senza titolo con didascalia, di Antonio Guiotto, organizzata dai Musei civici di Bassano accoglie e spiazza i visitatori con i linguaggi del contemporaneo

Pubblicato il 02-11-2019
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Nel mezzo del suo cammino (sarà visitabile fino al 9 dicembre) la mostra Senza titolo con didascalia, di Antonio Guiotto, organizzata dai Musei civici di Bassano e ospitata nella Pinacoteca e nell’ala canoviana con un’appendice a Palazzo Sturm sta registrando un buon afflusso di visitatori e di gradimento.
Si tratta di un progetto ideato dall’artista padovano e curato da Daniele Capra che propone venticinque opere di natura concettuale, realizzate appositamente, che coinvolgono i supporti di mediazione museale — diciannove le schede di lettura presenti nel museo civico scritte da Guiotto e una al Palazzo Sturm — e il nucleo di gessi di Antonio Canova, dove spuntano cinque nuove “teste” dai connotati noti a opera dell’Antonio contemporaneo: ritraggono i sostenitori del progetto immortalati nel gesso e collocati tra i busti dello scultore neoclassico.
Lo sguardo attivo del visitatore è l’elemento centrale che intende intercettare Guiotto con le sue didascalie e con le opere spiazzanti piazzate in mostra.

da Senza titolo con didascalia, di Antonio Guiotto

L’artista nel suo primo intervento guarda all’asimmetria informativa tra l’istituzione museale, per sovrammercato pubblica, e il visitatore, mettendo in luce per contrasto il verticismo della trasmissione del sapere connaturato nel rapporto tra un ente che ha il compito di conservare e tutelare oltre alle opere il carico di nozioni collegato ad esse e il suo fruitore. Si tratta di un verticismo analogo a quello scolastico, dove però il rapporto docente-discente è sottoposto di continuo a una dialettica modificante ed è quindi attivo per statuto, mentre sempre più musei e mostre ammiccano ai tasti dell’intrattenimento, o ne subiscono gli effetti, e accolgono visitatori muniti di antennine, vaganti e soprattutto disponibili a sentirsi narrare ogni cosa, inerente o meno all’opera che hanno davanti — non più osservatori attenti e curiosi ma in parte anestetizzati.
Guiotto interviene nel percorso di visita con schede del tutto simili formalmente a quelle presenti in un museo, ma che utilizzano un linguaggio che comprende elementi narrativi estranei, fuori codice, che generano uno spaesamento e che deviano il flusso informativo.
E allora ecco che accanto a San Martino e il povero davanti a Sant’Antonio, di Jacopo Da Ponte, compare una didascalia-racconto che parla di Herpes Zoster e di un maiale scampato alle libagioni perché è Pasqua, e poi di un San Martino a cui “piacciono di più le oche, ma lui ancora non lo sa…”; di fianco a Una tempesta di mare con frati cappuccini, opera del Settecento di Antonio Magnasco, la digressione tocca con l’arma della simpatia i toni della tolleranza religiosa; nella storia di San Giovanni Battista, di Giambattista Piazzetta, compare una ricetta con le patate al forno; davanti alla Medusa nera ci si scopre a fare gli scongiuri…
Si ride, ma ci si trova anche a effettuare di continuo un esercizio di discernimento tra cosa è vero e cosa no, in queste didascalie curiose ma molto documentate, e dense di storie parallele. Interessante anche l'aspetto prevaricante del testo scritto, quando è avvincente, sull'immagine. Una piccola cura anti fakes.
Nell’ala canoviana, l’intervento che inserisce gli omaggi ai mecenati nasce invece da una riflessione sull’identità del Museo, le cui collezioni si sono arricchite, a partire dall’Ottocento, anche grazie alle donazioni e allo spirito di partecipazione di cittadini avveduti e sensibili, azioni che continuano nel tempo, e l'autore invita qui non più l’osservatore, ma il visitatore distratto, a fermarsi davanti agli intrusi e a guardarli in faccia con il giusto grado di indiscrezione, non tanto cercando paragoni con le opere che hanno accanto, ma apprezzando il valore provocatorio — e grato — dell’operazione.
L’esposizione prosegue sul territorio nella sede di TRA (Treviso Ricerca Arte) a Ca’ dei Ricchi, che ospita dal 26 ottobre la personale di Antonio Guiotto intitolata Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo, curata da Chiara Casarin.
La mostra bassanese sarà aperta e visitabile fino a lunedì 9 dicembre tutti i giorni, tranne il martedì, dalle ore 10 alle 19.

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