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Laura VicenziLaura Vicenzi
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Gli incanti di Tintoretto

Un crepuscolo povese in viaggio “tra arte, storie e paesaggi”, quello offerto ieri, giovedì 17 agosto, da Luca Scarlini per Operaestate

Pubblicato il 18-08-2017
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Un crepuscolo povese in viaggio “tra arte, storie e paesaggi”, quello offerto da Operaestate ieri, giovedì 17 agosto, alla chiesetta millenaria di San Bartolomeo.
Luca Scarlini, traduttore, drammaturgo e storyteller, accompagnato dalla musica barocca eseguita al violino da Beatrice Zanon, ha raccontato vita e opere “furiose”, speziate, di Tintoretto: un “granello di pepe” artefice infaticabile di tanta bellezza che si può ammirare a Venezia, in gran parte custodita nelle sale della Scuola Grande di San Rocco.
Protagonista del racconto di Scarlini, assieme al maestro, è anche la città lagunare del ‘500, piagata dalla peste e dominata dal gusto e dall’egemonia di Jacopo Sansovino, Tiziano e Pietro Aretino, dove il giovane Jacopo Robusti, figlio di un tintore, ha affermato con determinazione la sua fortuna e il suo talento.

Luca Scarlini alla chiesetta di San Bartolomeo, a Pove

Creatore di immensi capolavori, anche per dimensioni, tanti vere e proprio macchine sceniche, con un gusto che senza paventi di contaminazione può essere definito teatrale, Tintoretto fu molto amato da scrittori come Charles Dickens, Theodor Fontane, Henry James, tra gli italiani Gabriele D’Annunzio, che rimasero affascinati dalla “terribilità” della sua pittura, dal suo furore.
La sua eredità artistica è arrivata fino alla nostra epoca traghettata nella forza espressiva di Alberto Giacometti, ma Tintoretto fu moderno e contemporaneo anche nella sua abilità nel rappresentare il senso del no future, detto alla punk, che impestava l’aria dei suoi tempi assieme ai dettami della Controriforma, ha ricordato Scarlini, tratteggiando i contorni di una Venezia città-mondo che fu culla e insieme fucina e prigione, per l’artista.
Tintoretto fu moderno pure nell’affidare ai figli, anche alla figlia Marietta, parte del lavoro della sua bottega e nel pretendere di essere slegato dalle regalie elargite a discrezione dai potenti vincolando a compensi stipendiali la realizzazione delle sue opere.
Una narrazione ricca di aneddoti e informazioni ricercate, di quelle a cui Scarlini ha abituato negli anni il pubblico di Operaestate: un racconto a tema porto con una commistione di linguaggi che virano di tonalità e colore, spaziando nei campi della storia e delle arti, e che riescono a ridare vita, a tutto tondo, ai personaggi a cui sono dedicati.

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