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Laura VicenziLaura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it

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Interviste

Tutti pronti, per il Piccolo Festival della Letteratura?

La rassegna bassanese dedicata ai libri e agli autori tornerà ad animare Bassano dal 20 al 23 giugno. In anteprima, alcune anticipazioni sulla 10^ edizione del festival

Pubblicato il 02-06-2013
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Da giovedì 20 a domenica 23 giugno, Palazzo Bonaguro ospiterà la decima edizione del Piccolo Festival della Letteratura. I giovani lettori di Palomar, l’associazione bassanese che da anni è il motore della rassegna, è al lavoro da tempo per offrire alla città, e non solo, una serie di incontri con l’autore e di proposte culturali come da tradizione ricchi di iniziative e di idee interessanti.
Chiediamo a Mattia Pontarollo, portavoce qui di Palomar, di regalarci qualche anticipazione su questa nuova edizione del festival e di ripercorrere insieme, sul filo dell’amarcord, la storia quasi decennale del Pfl.

Palomar al lavoro

Questa del 2013 sarà la decima edizione del Piccolo Festival. I numeri tondi invitano a fare bilanci: cosa è cambiato, e cresciuto negli anni, nello spirito di chi organizza un Festival dedicato ai libri e al piacere della lettura?

Credo che l'esperienza ci abbia insegnato ad avere una conoscenza più articolata di ciò che si scrive, si pubblica e si legge in Italia. Quando decidemmo, nel 2003, di portare anche a Bassano un festival dedicato all'arte di narrare, sulla scia delle esperienze di Mantova, Pordenone (e Malo, con Azioni InClementi), l'Associazione Palomar – allora gruppo informale – era attiva da due anni e aveva prodotto una lunga ricerca sui problemi abitativi e lavorativi degli immigrati nel bassanese, sfociata in una mostra fotografica e due conferenze alla vecchia sala Apt, una conferenza sull'attualità della Costituzione italiana, con la presenza del prof. Ambrosi e del Padre Costituente Luigi Gui ed erano in cantiere una serata sulla stagione del terrorismo in Italia e un incontro pubblico con i candidati alle Elezioni comunali del 2004. Avevamo all'attivo una sola serata dedicata alla narrativa: la presentazione del romanzo 54, del collettivo Wu Ming. Insomma, la letteratura non era un nostro interesse prioritario: la scelta di fare un festival – e di farlo a Palazzo Bonaguro, grazie alla fiducia concessaci dall'Assessore Giorgio Pegoraro – derivava dall'idea di fare della letteratura un'occasione di incontro, in cui potersi trovare – lettori 'forti' e 'deboli', semplici curiosi – ad ascoltare voci interessanti e ragionare sui temi sociali, culturali e politici che fino ad allora avevamo sviluppato attraverso altre formule. Non leggevamo molte nuove uscite, se non altro per una ragione di prezzi – avevamo tra i 17 e i 25 anni ed era ancora più difficile di oggi sostenere il costo che una conoscenza sufficiente di ciò che l'editoria italiana propone comporta. Oggi, invece, sappiamo orientarci tra gli scaffali delle librerie e delle biblioteche; abbiamo sviluppato un nostro gusto, credo abbastanza riconoscibile, per quanto difficile da descrivere in modo esatto. Un gusto in continuo movimento, dal momento che la composizione dell'associazione è molto diversa rispetto a quella di dieci anni fa: dei membri di allora sono rimaste quattro persone, mentre ci sono una decina di ragazze e ragazzi che partecipano alla costruzione del Piccolo Festival solo dall'inizio del 2012 e altri che sono entrati in Palomar negli ultimi quattro anni.

Quali sono le particolarità che distinguono la rassegna bassanese dalle altre iniziative analoghe che possiamo incontrare sul territorio, o dagli appuntamenti con gli autori proposti dalle librerie?

La tua domanda mi fa pensare a quanto, negli ultimi dieci anni, Bassano si sia arricchita di incontri che vedono protagonisti autrici e autori della narrativa italiana attuale – in un generale clima di interesse verso le presentazioni pubbliche, che riguardano gli ambiti più disparati, dalla saggistica specializzata alla poesia, dall'arte alla musica. Tanti soggetti, dalle associazioni alle librerie, fino alla rinnovata Biblioteca civica, si sono mossi in questa direzione e a Bassano non ci si può certo lamentare per la carenza di stimoli. Questo deve far riflettere chi, come noi, organizza un festival: dobbiamo chiederci sempre se abbia senso farlo, se intercetti un bisogno o se non sia invece un'esperienza che va ormai esaurendosi. Non abbiamo mai pensato di costruire il Piccolo Festival pensando a criteri che non fossero la nostra passione e la cura nella preparazione degli incontri e nell'ospitalità, ma se ci dovessimo accorgere che, pur restando fermi questi punti, venisse totalmente meno l'interesse per la proposta del festival, allora sarebbe meglio chiudere l'esperienza e magari pensare ad altre formule. Questo è un gesto di onestà intellettuale, se vuoi, ma è anche un lusso che possiamo concederci: la differenza tra il Piccolo Festival e gli incontri in libreria è, banalmente, che noi non dobbiamo vendere i libri per sopravvivere, non abbiamo dei dipendenti che rischiano di stare a casa se le cose non vanno bene; non dobbiamo, quindi, tener conto del fascino e dell'attrattiva che esercitano i best seller o certi personaggi che arrivano a scrivere (se sono loro, a scrivere) e a pubblicare grazie alla fama che deriva loro da altre attività. La qualità della proposta culturale delle librerie cittadine è altissima, ma è inevitabile che essa debba fare i conti anche con l'esigenza di avere pubblico e clienti. Noi, non per merito nostro, ma per la natura stessa della nostra associazione, non abbiamo questo pensiero. Siamo quindi complementari, non alternativi, alla proposta delle librerie e dobbiamo cercare di interpretare nel modo migliore possibile tale ruolo. Per fare un esempio banale: noi possiamo – e quindi, in un certo senso, dobbiamo – invitare un esordiente sconosciuto, se riteniamo il suo romanzo interessante. Anche una libreria può – e spesso vorrebbe – fare ciò, ma dovrebbe pagare all'ospite almeno le spese di viaggio, vitto e alloggio, andando in perdita, perché pochi andrebbero a sentirlo e ancora meno persone acquisterebbero il suo libro. Può farlo ogni tanto, ma non può essere la regola. Noi, grazie al contributo pubblico dell'Assessorato alla Cultura e di alcuni privati che credono nel Piccolo Festival, abbiamo quasi il dovere di allargare lo spettro delle proposte, pescando tra chi non garantisce un forte richiamo di pubblico.

Nel vostro blog piccolofestival.it e in Facebook state pubblicando gli auguri di alcuni autori che sono stati ospiti in passato del Piccolo Festival. I rapporti con loro sono rimasti vivi, e amichevoli. Tra gli ingredienti del Pfl c’è anche una buona dose di divertimento e di voglia di incontro.

Assolutamente sì. Le nostre riunioni settimanali, che durano almeno da ottobre a giugno, sono tutt'altro che dei simposi o degli incontri paragonabili a quelli di un gruppo di lettura: diciamo che parliamo molto, in modo spesso disordinato, divertendoci e perdendo continuamente il filo del discorso. Da questo caos emergono i temi, le letture, i problemi e le possibili soluzioni. Potremmo essere molto più efficaci, forse – ma così ci divertiamo molto e questa è la nostra dimensione. Lo stesso spirito si trasferisce, inevitabilmente, al rapporto con autrici e autori nostri ospiti, che a quanto pare conservano sempre un bel ricordo del festival, di Palomar, di Bassano – e tornano volentieri se li invitiamo ancora, come accade quest'anno con Fabio Stassi, ma anche da semplici turisti, da soli o con le famiglie. È capitato, viceversa, che fossimo noi ospiti a casa loro o che li incontrassimo a cena o per un aperitivo a Roma, Bologna, Padova, Venezia, Milano. Con alcuni ci sentiamo per avere dei consigli e spesso andiamo a salutarli quando fanno delle presentazioni in zona. Speriamo che questo clima informale venga percepito anche da chi viene ad assistere agli incontri del festival. Solitamente è così.

Il tema scelto quest’anno per il Salone del Libro di Torino era “Dove osano le idee”; Libriamo, il festival vicentino che precede di una settimana il Pfl, indagherà il rapporto che esiste tra la letteratura e le emozioni: c’è un filo conduttore che intreccia gli appuntamenti o gli ospiti invitati a Bassano?

A differenza di quanto accade con altre manifestazioni legate al mondo della letteratura, il programma del Piccolo Festival non viene costruito a partire da un tema prestabilito. Esso nasce dalle nostre letture e dalla condivisione di esse a riunione o via mail – con una apertura del 'cantiere' al pubblico attraverso il sito e Facebook – e quindi è frutto di quel gusto condiviso, di quella sensibilità di cui ti parlavo prima. Da un certo punto di vista, non avere un tema-guida può essere limitante, perché ciò non permette di costruire un'immagine unitaria e una promozione maggiormente efficace del festival. Continuiamo però su questa strada, per non incorrere in forzature che altrimenti sarebbero quasi inevitabili ma, soprattutto, perché è bello scoprire, una volta chiuso il programma, che la condivisione delle convergenze e divergenze tra noi singoli lettori in realtà fa emergere un tema comune, nonostante non fosse nostra intenzione: una figura o un concetto che torna, inaspettatamente. È accaduto, nel 2011, con Pier Paolo Pasolini, il cui spettro abitava le stanze di Palazzo Bonaguro e il suo cortile, interrogandoci con insistenza, mentre parlavamo con Simone Sarasso, Carlo D'Amicis o Nicola Lagioia. Quest'anno, ci siamo accorti che due parole tornano frequentemente: “attesa” e “scelta” – temi immortali per la letteratura e decisivi per la vita di ognuno, che gli autori della decima edizione spesso declinano secondo stili e in contesti differenti ma convergenti.

Quali iniziative avete inserito in programma, oltre agli incontri con l’autore?

Abbiamo pensato che, per festeggiare nel modo migliore la decima edizione, sarebbe stato bello coinvolgere ancora di più alcune persone che hanno dato un contributo decisivo al Piccolo Festival già gli anni scorsi. Da qui, l'idea di chiedere all'Associazione Pungilaluna di costruire un incontro insieme, oltre a far loro allestire due stanze del Bonaguro, come accade da anni. Pungilaluna, nel contesto del Piccolo Festival, fa conoscere a un pubblico adulto il mondo degli albi illustrati, troppo spesso considerati 'libri per bambini', quando invece sanno toccare con delicatezza, ironia – per dirla con Calvino, 'pensosa leggerezza' – temi che altri generi letterari non sanno raccontare con altrettanta forza. Se poi consideri che nella cosiddetta 'società dell'immagine' siamo tendenzialmente analfabeti di fronte al linguaggio visivo, sarà un'occasione importante l'incontro con l'editore Palo Canton (Topipittori) e la critica letteraria Giulia Mirandola, sabato 22 giugno alle ore 18. Altra collaborazione – più recente, ma altrettanto importante – che ci rende orgogliosi è quella con l'artista AlePOP, che allestirà a Palazzo Bonaguro una mostra personale (cosa che a Bassano non accadeva da tanti, troppi anni) e a sua volta ci ha aiutati a portare a Bassano uno dei più grandi fumettisti italiani, con il quale parleremo della sua carriera, fortemente intrecciata alle vicende culturali e sociali italiane degli ultimi trenta, quarant'anni. Sveleremo l'identità del nostro ospite lunedì 3 giugno, sul sito e sulla pagina Facebook, ma se cito Frigidaire, Martin Mystère e Diabolik credo che gli appassionati abbiano già capito di chi si tratti.

Diamo i numeri: com’è composto il pubblico che in genere segue la rassegna?

Si tratta di un pubblico molto vario, di un'età che va dai venti ai settant'anni: vediamo passare per il festival persone di tutte le fasce sociali; scopriamo che tra loro ci sono lettori cosiddetti 'forti', ma anche semplici curiosi, che trovano nel festival un'occasione per avvicinarsi al mondo della letteratura e – speriamo – ai temi su cui ci piace soffermarci. Questo clima informale e il fatto che Palazzo Bonaguro possa essere per quattro giorni un luogo di incontro per tutte e tutti, è reso possibile anche dall'aspetto conviviale, garantito dalla professionalità di Jefry, l'oste ufficiale del Piccolo Festival da sempre, e da chi gli dà una mano.

Un desiderio, o un proposito per questa edizione 2013, prima di soffiare sulle candeline.

Speriamo di creare un ambiente e un'atmosfera in cui gli ospiti e gli spettatori possano incontrarsi, attraverso le storie – dure, divertenti, mai banali – che la decima edizione del Piccolo Festival porta a Bassano. Speriamo che vengano in tanti a far vivere Palazzo Bonaguro, uno dei luoghi più suggestivi di Bassano; un luogo che, forse, i bassanesi stessi non conoscono abbastanza. Speriamo di ripagare con la dovuta attenzione lo sforzo generoso di chi viene ad aiutarci, pensando e costruendo un allestimento sempre originale e curato o occupandosi del fondamentale aspetto audio e video, che permette di accompagnare le letture degli autori con le immagini preparate dall'artista bassanese TRIANGLE. Speriamo di fare tutto questo divertendoci, con 'pensosa leggerezza'.

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