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Davide Enia al Piccolo Festival
Venerdì 21 giugno, il secondo ospite di Palomar sarà l’autore di Così in terra
Pubblicato il 30-05-2013
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Il palco del Piccolo Festival della Letteratura venerdì 21 giugno, dalle ore 21.15, ospiterà Davide Enia e il suo libro, Così in terra, edito da Dalai. È il primo romanzo per Enia, drammaturgo autore di Italia-Brasile 3 a 2, maggio ’43 , Scanna, I capitoli dell’infanzia e del racconto Mio padre non ha mai avuto un cane. Uscito nel 2012, Così in terra è stato finalista al Premio Strega e al Premio Bancarella. Si tratta di un esordio d’eccezione che è stato apprezzato e venduto con successo all’estero ancora prima della sua pubblicazione in Italia.
Attore, regista e autore di teatro e radio – Enia ha scritto anche per la compagnia Sud Costa Occidentale diretta da Emma Dante – lo scrittore palermitano nel suo libro narra la saga di tre generazioni di uomini combattenti perennemente impegnati sul ring della vita. Le vicende dei protagonisti attraversano un periodo storico che va dal 1942 al 1992, e vengono narrate senza rispettare l’ordine cronologico di apparizione, le scene si susseguono alternando i fatti della guerra d’Africa vissuti dal nonno Rosario, i decenni del dopoguerra teatro della breve esistenza del padre di Davidù – il giovane protagonista del romanzo – che era detto il Paladino, fino ad arrivare alla contemporaneità in cui vive il ragazzo, alla Palermo assediata dalle emergenze sociali e dai fatti criminali che hanno butterato i tratti vivi e belli della Sicilia che tutti amiamo.
Dentro il racconto, che si snoda intrecciando tre diverse dimensioni temporali, c’è la colonna sonora di Palermo, lo spartito arricchito anche dalla musicalità del dialetto “un dialetto bello e profondo, capace di velocità e forza” parlato dai personaggi messi in scena da Enia. Davidù “il Poeta”, suo padre e lo zio Umbertino praticano il pugilato con il sogno – infranto per il padre e per lo zio – di diventare campioni nazionali. Ci sono crudezza, crudeltà, arretratezza e molta carnalità nei rapporti personali narrati nel libro, ma “così è in terra”. E c’è uno sport che mette disciplina e rigore nella passione sfrenata con cui Davidù si aggrappa ai sogni, e alla vita. Davidù, nel terzo capitolo intitolato “Bentornata, ferocia”, ricordando le lezioni di nonna Provvidenza dice all’amico Gerruso: “Un essere umano si può spezzare e un angelo no. Ma non sono più forti gli angeli, perché forte davvero è ciò che si può spezzare e non si spezza”.

opera di Li Wei, alla mostra Box(e) ospitata a Milano nel 2011
La boxe è usata dall’autore come metafora esistenziale, serve a raccontare come si possa rimanere in piedi con dignità, di come ci si possa allenare alla resistenza e alla lotta su una terra tonda, piena però di confini, e da troppo tempo in battaglia. E c’è un canto eroico, nella lunga propensione a fiorire di una pianta spinosa.
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