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Alghe preistoriche risvegliate dopo 7mila anni
26 dicembre 2004. Molte famiglie stanno passando le vacanze natalizie nei paradisi thailandesi, tra resort appena costruiti, feste in spiaggia e piscine da sogno. Questo paradiso artificiale viene improvvisamente spazzato via da uno degli tsunami più disastrosi degli ultimi anni, spezzando in un sol tempo legami, economia di un paese, famiglie. Quello che segue è il caos. Caos per i famigliari che non riescono a contattare i propri cari, caos negli ospedali affollati e impreparati a gestire una tale mole di feriti, caos tra i vivi e i morti, con viaggi della speranza su mezzi di fortuna per riuscire a trovare, in un modo o nell'altro, chi si è perduto.
Mostrare sul grande schermo tutto questo non è così semplice.

Ci aveva provato Clint Eastwood in un dei suoi film meno riuscito, Hereafter, sconvolgendo lo spettatore con l'imponenza della ricostruzione dell'ondata devastante del mare.
Ci prova con maggior successo Juan Antonio Bayona, portando sullo schermo la storia di una famiglia che all'interno di tutto questo caos non solo sopravvive, ma si ritrova.
Quella che sembra essere la più classica delle storie buoniste di Hollywood, dove a trionfare sono i sentimenti, dove l'happy end è dato per scontato, è, incredibilmente, una storia vera. Una storia impossibile, per molti versi, ma che è successa realmente in quel lontano 2004 ad una famiglia spagnola.
Qui il cognome viene cambiato in Bennett, e i protagonisti la rendono più inglese con Naomi Watts e Ewan McGregor nei panni dei genitori. La loro tranquillità famigliare viene però rotta dalla devastante onda che si abbatte nel resort che li ospita. Divisi -lei con il figlio maggiore, lui con i due più piccoli- affronteranno la forza dell'acqua, lo sporco del fango e la sofferenza delle ferite prima di ritrovarsi.
Al di là della trama, così piena di speranza ma per una volta ben riposta, quello che più colpisce dritto al cuore è come Bayona sia riuscito a portarci dentro e sotto quell'acqua e quell'onda. Grazie anche ad una musica coinvolgente, riesce a farci provare come mai si era riusciti la paura e la disperazione di trovarsi a lottare contro la natura, che ci circonda con la sua forza inarrestabile. Le scene dello tsunami sono quindi quelle meglio riuscite, quelle in cui assieme a Naomi Watts (giustamente nominata agli Oscar come miglior attrice) ci troviamo disperatamente soli, feriti e incapaci di reagire. Quando poi tutto si calma, quando arriva quella quiete dopo la tempesta che spaventa ancora di più, il caos non è in realtà finito, si è solo spostato dalla natura agli uomini che cercano rifugio, aiuto, salvezza. Tra la Watts in fin di vita, curata come possibile in un ospedale super affollato, un avvilito McGregor alla ricerca del resto della sua famiglia, a cavarsela meglio è Lucas, il figlio maggiore della coppia, cresciuto nel giro di poche ore e diventato senza volerlo adulto, responsabile di una madre e capace di gestire una situazione più grande di lui.
Se la storia prosegue più lentamente, mostrando lo squallore e la mancanza di igiene di un Paese in ginocchio, la poesia torna a bussare quando i Bennett sono così vicini ma così distanti allo stesso tempo, cercandosi ma non trovandosi in sequenze che li vedono mancarsi per pochi attimi. L'emozione arriva quindi come un'onda in piena, travolge lo spettatore lasciando l'incredulità di un happy end tutt'altro che scontato, in cui quello che davvero sembrava impossibile è diventato ora possibile.
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